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Million Dollar Baby |
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Sottotitoli:
Italiano per non udenti, Inglese
Formato:
2.35:1 Anamorfico 16:9
Regia:
Clint Eastwood
Lingue:
Italiano, Inglese 5.1 Dolby Digital, DTS
Cast:
Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman
Durata:
132'
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La Trama
Frankie Dunn (C. Eastwood) dirige una piccola palestra
in una delle zone periferiche di Los Angeles, lontano
dalla Downtown delle luci e del denaro. Maggie Fitgerald
(H. Swank) è una donna che dalla vita pare aver
avuto solo il ricordo di un padre morto troppo presto
che coltiva il sogno di divenire un pugile professionista.
Scrap (M. Freeman), vecchio combattente e spalla di Frankie
in palestra, porta il peso delle stesse sconfitte dell’amico,
ma pare ancora in grado di intravedere una luce, fra le
ombre di una periferia di vita che dimentica i perdenti.
Quella luce è Maggie, giunta come un segno del
Destino all’abbandono di Big Will, il pugile più
promettente fra quelli allenati da Frankie, spinto dal
denaro verso un titolo che il vecchio manager non si sentiva
ancora pronto per garantirgli. Frankie si nega, reagisce
con distacco e cinismo, e Maggie lotta, e continua a lottare
come la vita le ha insegnato, stimolata da Scrap, perché
proprio il vecchio Dunn la prenda con sé per condurla
al coronamento del suo sogno.
Scrap ammicca, Maggie insiste, Frankie cede: è
l’inizio di un avventura nuova per ognuno di loro,
una corsa verso il successo che, per una volta, pare arridere
a chi, dalla nascita, dal successo pare geneticamente
lontano, troppo legato alla lotta. Maggie ha talento e
testardaggine, Frankie è lo specchio della giovane
divenuta per lui una figlia perduta: entrambi soli, entrambi
in cerca di qualcuno, pur non ammettendolo neppure a loro
stessi. Denaro, successo e tranquillità giungono
con una rapidità straordinaria anche per un sogno,
ma il Destino è pronto ad incassare il suo credito:
la vita non si cura di quando si abbassa la guardia.
Così Frankie, Maggie e Scrap saranno di nuovo posti
innanzi a una scelta e a una strada mai battuta da alcuno
di loro, dove il sudore e il sangue hanno un altro significato,
e la vita, invece di andare al contrario, come nella boxe
e nei pensieri di Frankie, ha un unico binario e nessuna
possibilità. Frankie, di fronte alla richiesta
più importante della vita di Maggie, dovrà
decidere se seguire quel binario, o azionare l’unico
scambio di un treno senza freni: il Destino è l’arbitro,
ma la vita è nelle mani dell’uomo. Un uomo
come Frankie, o Scrap, o una donna come Maggie. Tutti
sconfitti.
La differenza è la scelta. Quale muoverà
Frankie?
Commento
E’ un abilità rara, quella di saper raccontare
storie. Ancor più raro è il dono di raccontare
la vita. Per età, talento, tecnica o chissà
quale mistero del Destino Clint Eastwood pare essere uno
dei maggiori depositari – perlomeno cinematografici
– di questo incredibile tesoro: poco prima della
conclusione della pellicola, Hilary Swank/Maggie sussurra
a Clint Eastwood/Frankie “Lei è l’uomo
più cattivo che conosca”. Credo non ci sia
un modo migliore per definire il vecchio “Buono”
di Sergio Leone. Clint Eastwood è cattivo, profondamente.
E’ cattivo perché invecchia, e percorre la
sua vita come tutti noi, avvicinando il momento in cui
il Destino ci priverà della sua opera; è
cattivo perché colpisce, e ogni volta che lo fa
è “Spietato”, come in un altro dei
suoi capolavori; è cattivo perché appare
tremendamente sincero nel suo raccontare, perché
“i meriti non esistono” e perché l’uomo,
lui compreso, è “Unforgiven”, senza
perdono; ma soprattutto, è cattivo perché
sincero. E’ facile guardare un film quando sai che
si tratta “solo” di un film, che quelli che
stai guardando sono personaggi inventati, che si salveranno,
o se non lo faranno, sarà perché, per l’appunto,
se lo sono meritati. Ma non è questo il caso. La
boxe è come un film, in un certo senso, uno spettacolo,
il racconto di una vita “al contrario”, dove
fai perno sul piede destro per andare a sinistra e viceversa.
Ma la maggior parte della gente – sussurra Scrap
rievocando la storia di Frankie e Maggie – non capisce
la boxe, la segue solo perché adora la violenza,
come quando, in autostrada, ci si ferma per sincerarsi
se in un incidente ci siano stati morti. La boxe –
e il cinema – vanno al contrario, e così
Clint raccoglie il pretesto e porta in scena la vita,
lasciando poco spazio allo spettacolo, agli incontri,
così come la sua Maggie, così veloce sul
ring da chiudere al primo round la maggior parte dei combattimenti.
Clint non vuole lo spettacolo, ma quello che sta dietro.
Poco ring, molta palestra. Per un match di quattro round
un pugile passa settimane, ad allenarsi. Eastwood ruba
il tempo allo spettacolo dei match come un pugile esperto,
e sferra diretti pieni allo spettatore che crede di assistere
a qualcosa cui potrà rinunciare una volta uscito
dalla sala. Come nel “Toro scatenato” di Martin
Scorsese (Raging Bull, M. Scorsese, USA, 1980) la vita
è tutta fuori dal ring, e il cuore dei suoi “attori”
esplode a guantoni appesi, quando le luci dei riflettori
sono spente e resta solo quello che al cinema non si vorrebbe
vedere: i nostri pregi – pochi – e i nostri
difetti – decisamente superiori in numero -. Ma
torniamo a Frankie/Clint e alla sua cattiveria: anni prima,
durante un incontro dall’inaudita violenza, l’ultimo
della carriera di Scrap, Frankie continuò a rattoppare
l’amico fino all’ultima ripresa, cercando
un modo di gettare la spugna oltre il regolamento, che
prevede che il gesto possa essere compiuto soltanto dal
manager del pugile, fuggito in quell’occasione.
I due compagni non mollarono, e Scrap perse l’incontro
ai punti, prima dell’occhio destro, il giorno successivo,
a causa dei danni. Frankie porta con sé il peso
della responsabilità, ma ancor più che il
rimpianto per qualcosa di non fatto, pare preferire il
rimorso per una decisione presa. Frankie è cattivo,
perché è come noi. Ogni errore commesso
nel corso della vita è frutto di questa riflessione,
che Scrap continua a ricordare all’amico, come un
mantra o, più semplicemente, un dato di fatto:
con un occasione alle spalle, fallita oppure no, si muore
felici. L’occasione è più importante
del risultato. Clint è cattivo perché racconta
il vero. Ognuno di noi prova sperando di vincere, di farcela,
di arrivare in cima o nel letto di chi si desidera: spesso
la realizzazione dei desideri non è come la si
era dipinta, e ancor più frequentemente la sconfitta
pesa sui nostri cuori. Eppure, l’occasione è
il tesoro cui più d’ogni altro sembriamo
essere legati. In ogni sport, o competizione, in cui si
cimentano atleti, uomini e donne, di tutto il mondo, soltanto
una è la vetta. Attorno resta la sconfitta, quanto
è vero che la vita è un tentativo e la morte
una certezza. Eppure si continua a giocare, a perdere,
a sperare di poter arrivare in alto. Frankie, Maggie e
Scrap sono sconfitti come noi. Probabilmente anche Clint
Eastwood, che pure spesso ha raggiunto la vetta, è
consapevole che alla fine è il KO ad aspettarlo.
Nessuno vince, arrivato in fondo. La differenza, forse,
è data da come si è perso.
La scelta di Frankie, e quella di Clint, di fronte alla
richiesta di Maggie, confrontandosi con Scrap e con Dio
– in un certo senso -, danno alla sua sconfitta
un importanza ben più grande rispetto a una vittoria
impossibile. E non è perché non possa essere
raggiunta, quanto perché è molto più
facile arrivare alla fine, essere come i “Buoni”
che non muoiono mai, e vincono sempre, che prendere coscienza
della propria cattiveria, ed accettare il Destino con
la consapevolezza di aver fatto tutti gli errori di cui
disponiamo – come il numero degli incontri di Scrap,
e di ogni pugile – per poterci arrivare. Riflettendoci,
al posto di Frankie, all’angolo di Scrap mentre
il pugile incassava, subiva, perdeva occhio e incontro,
la scelta più dolorosa appare la migliore, perché
una sconfitta conquistata nel corso di una vita intera,
forse, è meglio di una vittoria che il Destino
ha già servita, per diritto di nascita. Clint è
cattivo, come l’uomo, del resto.
E se il “Buono”, il Destino, ha così
scelto, all’uomo non resta che il diritto di morte. |
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