|
Best games |
|
|
Siti Partner |
|
|
|
|
In collaborazione |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Kung Fusion |
|
|
Versione per la stampa -
Commenta
la review nel forum
|
|
|
|
|
|
Sottotitoli:
Italiano, Inglese, Cecoslovacco, Tedesco, Turco
Formato:
2.40:1 Anamorfico
Regia:
Stephen Chow
Lingue:
Italiano, Dolby Digital 5.1
Cast:
Stephen Chow, Qiu Yuen, Wah Yuen, Kwok Kuen Chan
Durata:
90'
|
|
|
|
|
|
|
Sing e il suo
grassoccio amico sono due poveracci che vivono per strada
tirando la giornata con mezzucci ed espedienti sperando
che la loro vita possa cambiare.
E cambierà quando, spacciandosi per capi della
Gang delle Asce, la più spietata banda di delinquenti
del Paese, cercano di raggirare gli abitanti del Vicolo
dei Porci, straccioni quanto loro ma tra le cui fila si
celano insospettati maestri di Kung Fu. Questo equivoco
causerà un’escalation di scontri e violenza
fra la Gang e i “Porci” fino all’insapettato
finale.
Il film è ambientato nella Cina degli anni ’30
e tutto, dai costumi alle ambientazioni, è ricostruito
con grande perizia. Sing è interpretato dal geniale
Chow, quarantaduenne già presente in 35 film, che
con questa sua ultima prova ha polverizzato ogni record
di incassi a Hong Kong. Chow si rivela fine attore, sgrezzando
la sua prova in “Shaolin Soccer” nel
disegno di un ragazzo di strada povero soprattutto di
speranze, che arriva addirittura a contraddire se stesso
(da piccolo difese una bambina sordomuta e ne ebbe la
peggio) nella disposizione ad abbandonare senso morale
e giuste cause per un’affermazione sociale seppur
malavitosa (il sogno suo e del suo amico è entrare
a far parte della Gang).
Ma Stephen Chow è soprattutto raffinato e talentuoso
regista, visionario nel confezionare un’opera tanto
coraggiosa e fuori schema quanto perfetta nell’esito.
Nella pellicola ritroviamo violenza tarantiniana, grottesca
e senza concessioni, necessaria a connotare una società
disordinata e corrotta, ma ancor di più essenziale
nell’evidenziare il manicheismo del messaggio di
Chow.
Ma nella stessa pellicola assistiamo ad eccessi da cartoon,
con insolite sequenze di inseguimenti ad altissima velocità
(però a piedi!), con gambe che vorticano e scontri
contro cartelli stradali nella tradizione di Willy Coyote
e Roadrunner.
C’è spazio per ridere (molto), come nella
sequenza in cui i due imbranati tentano di accoltellare
la grassona, e si ride a crepapelle quando entrano inscena
personaggi forti come l’assistente del capo delle
Asce, la Grassona e suo marito ubriacone e mandrillo,
il sarto effeminato e il Diavolo della Nuvola di Fuoco…
ognuno di essi meriterebbe uno spin off solo per sé.
Sono caratteri profondi, dal grande spessore, non quelle
figurine sottili e senza vita riscontrabili in larga parte
dei film di azione. Ma c’è anche il tempo
per soffrire e piangere, muoiono personaggi di assoluto
primo piano, altri subentrano loro in un crescendo che
andrebbe insegnato nelle scuole di sceneggiatura per come
gestisce impeccabilmente lo sviluppo dell’intreccio
senza mai subire cadute di tensione.
Chow è più che un regista, è un artista
dalle mille facce, mette becco su ogni fase del lavoro
(bellissime le lamentele delle maestranze del film riguardo
alla sua pignoleria presenti nel making of) e sa precisamente
quello che vuole ottenere dagli attori e dalla storia,
come un novello Buster Keaton si agita, prende botte,
combatte, fa ridere e commuove, ma dalla sua ha grande
gusto, senso della misura e istinto, un onesto impulso
che lo rende uno di noi, e per questo lo fa apprezzare
da tutti.
Chow ha optato per una serie di musiche tradizionali cinesi,
dalla prima all’ultima nota tutto è suonato
con strumenti tradizionali e originali, e non è
il solito innesto di parti orientali su strutture occidentali…
la colonna sonora è da collezione, perfetta
come tutto il resto, e Chow riesce anche ad infilare il
musical nel suo film con la figura del capo delle Asce
ballerino.
Il film è anche un’appassionata serie di
omaggi cinefili: Sing abbraccia la sordomuta nella stessa
posa del manifesto di “Cappello a cilindro”,
musical con Fred Astaire e Ginger Rogers, si riconoscono
brani de “Il silenzio degli innocenti”,
“Shining”, “Ghostbusters”,
“Il padrino”, “Spiderman”
oltre che doverosi accenni al cinema di arti marziali
e a gesti mitici del Maestro Bruce Lee.
La ricostruzione dei luoghi è grandiosa, ed ogni
ambiente (dalla sede della Gang alla strada coi tram e
il semaforo fino ovviamente al Vicolo dei Porci) è
più di una location, è un attore aggiunto,
che recita ed emoziona quanto quelli in carne ed ossa.
Non si può tacere poi delle coreografie degli scontri,
orchestrate da Sammo Hung (il partner cicciotto di molti
vecchi film di Jackie Chan) e da Yuen Wo Ping, con duelli
di tutti i tipi, con tutte le armi e anche ad “alta
quota”.
L’edizione dvd è bella e ricca, con il commento
della troupe e degli attori, scene eliminate, galleria
di poster internazionali, risate sul set, trailer vari
e con un fantastico ed originale making of ed una lunga
intervista a Stephen Chow, in cui si ha veramente modo
di conoscere appieno la personalità di questo genio
moderno ed apprezzare l’onestà delle sue
scelte artistiche.
Il doppiaggio di Caterina Guzzanti e Marco Marzocca è
buono, sicuramente meglio del precedente Shaolin Soccer,
ma gli eccessi dialettali disturbano e indirizzano il
film verso una comicità che secondo me è
lontana dalle intenzioni di Chow.
A questo proposito all’epoca dell’uscita del
film nelle sale scrissi una lettera di protesta all’espertone
Claudio Masenza, lettera che Ciak pubblicò e che
qui riporto:
“Gentilissimo Sig. Masenza, sono reduce dalla mia
seconda visione al cinema in due giorni di “Kung
Fusion” di Stephen Chow. Ho amato alla follia
questo gioiello capace di mischiare spettacolari combattimenti
di kung fu, cartoons, comicità alla Buster Keaton,
gangster movie e chi puù ne ha più ne metta.
Oltre tutto riscontro un generale apprezzamento della
pellicola leggendo le recensioni sui principali giornali
in uno di quei rari esempi di comunione tra critica e
pubblico che impreziosiscono la storia del cinema.
Le scrivo perché come tutti sono indignato dal
doppiaggio italiano, e più precisamente dalla scelta
di dotare i capacissimi attori del film di voci fastidiosamente
caricaturali (la “l” al posto della “r”
fa ancora così ridere?) quando va bene, se non
addirittura di inflessioni dialettali adatte alle nostre
commedie ma obiettivamente fuori luogo in un film di questa
raffinatezza.
Siccome questo scempio è già stato perpetrato
nei confronti dell’edizione italiana del precedente
film di Chow “Shaolin Soccer”, voglio
chiederle in che modo ci si possa cautelare per le edizioni
future dei film del Nostro.”
Questa la risposta di Masenza:
“Non so. Fintanto che in Italia si opereranno queste
scelte o si userà dj Francesco per sostituire la
voce inglese di Ewan McGregor in Robots, temo che l’unica
speranza sia nelle versioni originali dei DVD. Dico “speranza”
perché titoli molto importanti e certo non destinati
a un vasto pubblico, come “I gioielli di madame
de…” di Max Ophuls o “2046”
di Wong Kar-Wai, sono usciti solo in versione italiana
(nel caso dell’affascinante “Uomo senza
sonno” la colonna originale è presente
ma non citata nella fascetta).
Ci saranno stati certamente problemi tecnici ma è
comunque un peccato.”
Voglio chiudere con un voto per Kung Fusion: il mio
voto è 10!!!! |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|