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Batman Begins |
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Sottotitoli:
Italiano e Inglese, Italiano e Inglese per non udenti
Formato:
2.40:1, 16:9
Regia:
Christopher Nolan
Lingue:
Italiano e Inglese Dolby Digital 5.1
Cast:
Christian Bale, Michael Cane, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Cillian Murphy, Tom Wilkinson, Rutger Hauer, Ken Watanabe
Durata:
134'
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La Trama
Per la prima volta sugli schermi – e, parzialmente,
anche rispetto al fumetto che lo rese celebre –
vengono narrate le origini del famigerato uomo pipistrello,
quel “Batman” ormai non più
solo supereroe di carta quanto icona del secolo appena
trascorso: il trauma infantile causato dal brutale omicidio
dei genitori ha sconvolto il giovane Bruce Wayne (C. Bale),
rampollo della famiglia più ricca e potente della
decadente metropoli Gotham, tanto da condurlo ad una ricerca
sulle strade meno battute dall’uomo comune di mezzi
e strumenti per far trionfare la giustizia sulla corruzione
e il potere. Dopo sette anni passati a raschiare i bassifondi
del crimine il giovane Bruce viene iniziato alle arti
del ninjitsu dal maestro e mentore Ducard (L. Neeson),
agli ordini della setta delle ombre e di Ra’S Al
Ghul (K. Watanabe), antico guerriero portatore di distruzione
presso le civiltà in decadimento, dimenticando
l’amica d’infanzia Rachel (K. Holmes) –
nel frattempo divenuta assistente del procuratore distrettuale
- e lasciando l’amministrazione delle sue proprietà
al fedele maggiordomo Alfred (M. Caine), senza preoccuparsi
delle aziende in mano al glaciale Earle (R. Hauer), che
ha estromesso dall’esecutivo il brillante scienziato
Lucius Fox (M. Freeman), un tempo amico del padre di Bruce.
La rottura ideologica del rapporto con il suo mentore
conduce il giovane Wayne di nuovo a casa, alla guida delle
sue imprese e all’idea di sviluppare un simbolo
che porti sicurezza agli abitanti della città e
semini il panico fra i poliziotti corrotti, gli uomini
del mafioso Carmine Falcone (T. Wilkinson) e nella mente
dello Spaventapasseri, lo spietato psicologo e direttore
del manicomio Arkham Jonathan Crane (C. Murphy): un simbolo
che troverà nel pipistrello, l’animale che
più lo sconvolse da bambino e che, da sua personale
grande paura, diventerà con il manto di Batman
quella di ogni criminale. Stretta dunque un alleanza con
l’amica di un tempo ignara della sua doppia identità
e con il Sergente Gordon (G. Oldman), Bruce Wayne/Batman
comincerà la sua lenta, inesorabile opera di risanamento
di Gotham, ignaro del fatto che, a ordire le i piani dei
criminali della città, sia un vecchio compagno
che lui stessò salvò dalle fiamme, il suo
secondo padre nonché maestro Ducard, pronto a raccogliere
l’eredità delle ombre per distruggere una
volta per sempre Gotham e la sua corrotta gente.
Ad opporsi, una volta ancora, il simbolo del cavaliere
oscuro, quel pipistrello che, come un segnale nel cielo,
diverrà speranza per un interà comunità:
un eroe tormentato e decadente come la città che
rappresenta, un bambino perduto divenuto uomo solo, un
salvatore che non chiede ringraziamento. Ma ad attenderlo,
appena oltre la vittoria, sarà la “risata”
di una nuova sfida…
Commento
Qual è il vero volto del supereroe?
Chi è mai l’uomo dietro la maschera?
E qual è la maschera?
Da sempre, a partire dal fumetto – primo, grande
mezzo di comunicazione a rendere celebri gli “eroi
in calzamaglia” – fino ad arrivare al
cinema si è tentato di dare una risposta a queste
domande, in realtà semplici archetipi di dilemmi
tutti umani, di “maschere” che nella
vita di tutti i giorni ognuno di noi è abituato
a indossare. Perfino Tarantino con il suo “Kill
Bill Vol. 2” (Kill Bill Vol. 2, Quentin Tarantino,
2004) si è avventurato in questa ricerca, fornendo
l’alibi “eroico” alla sua “Sposa”
ed elaborando un affascinante profilo, proprio per bocca
di Bill, di Superman, altro eroe simbolo della DC Comics,
che si maschera dagli uomini quando è Clark Kent.
Christopher Nolan, l’ormai affermato regista di
“Memento” (Memento, Christopher Nolan,
Usa, 2000) e “Insomnia” (Insomnia, Christopher
Nolan, Usa, 2002) tenta ora di dare una sua interpretazione
della risposta rivitalizzando un characther – quello
dell’uomo pipistrello – affossato dalla terrificante
gestione di Joel Schumacher. Il risultato è, senza
ombra di dubbio, non solo all’altezza delle attese,
ma quanto di più convincente sia stato prodotto
nell’ambito dei lungometraggi ispirati ai personaggi
dei fumetti, siano essi Marvel, DC o Image, addirittura
superando l’estro di Burton e la professionalità
di Raimi e Singer.
Il Batman di Nolan è un eroe solo e ferito, alla
ricerca di se stesso prima che di verità e giustizia
come valori assoluti, facile alla collera e in preda al
bruciante senso di colpa per la morte dei suoi genitori.
E’ un bambino spaventato, un uomo figlio della paura,
una paura che pare fra i temi principali della pellicola,
e che affolla le menti dei protagonisti, delle comparse,
dell’intera comunità, quella Gotham della
quale l’uomo pipistrello si fa garante assoluto
di fronte al dolore, alla corruzione e, per l’appunto,
alla paura stessa. Paura di se stessi, della vita, della
sofferenza, paura di cadere, di chi manipola la nostra
paura per dominarci, siano essi aspiranti carnefici assetati
di un inquietante delirio d’onnipotenza –
a quale livello Ducard e la sua setta delle ombre sono
associabili a numerosi e di diversi schieramenti personaggi
della storia e della politica mondiali contemporanee?
-, boss del crimine o psicotici nascosti, per l’appunto,
dietro una rispettabile maschera di membro della comunità
– il Dottor Crane/Spaventapasseri -.
Su questo confine – “cioè tra loro
e la gente di Gotham”, per usare le parole di Wayne
– si pone il simbolo del cavaliere oscuro: un uomo
destinato alla solitudine, alla finzione – una finzione
al contrario, come quella del Superman tarantiniano, e
come sottolinea l’amica Rachel nel finale –
un simbolo che possa ribaltare la paura che l’ossessionava
divenendo l’ossessione di chi della paura fa uno
strumento di potere, sovvertendo l’ordine costituito
anche quando l’ordine stesso si crogiola nell’assenza
di un controllo, affidandosi a chi, pur avendo paura,
ancora rifiuta il compromesso totale con chi la manovra:
Rachel, appunto, e lo sparuto Gordon, poliziotto “d’altri
tempi” – come si definirebbe se questo non
fosse entertainment – ancora alla ricerca di uno
stimolo per non arrendersi, o un bambino non meglio identificato
che sono pronto a giurare, presto vedremo vestire i panni
del Ragazzo Meraviglia, quel Robin che, nel corso della
carriera dell’uomo pipistrello, diverrà il
sole che manca alle notti di Gotham, la luce che l’oscurità
di Wayne non può irradiare, morta in un vicolo
la notte dell’omicidio dei suoi genitori.
“Non è tanto quello che sei, quanto quello
che fai, che ti qualifica”, ricorda Rachel a
Bruce, così come Batman a Rachel.
Di nuovo la maschera assume un valore quasi assoluto,
inquietante e rassicurante a un tempo: Bruce, conscio
della sua impotenza da uomo solo, assurge a simbolo per
scuotere gli animi della gente, e intimorire chi non ha
paura di volti, leggi o intenzioni; Crane, psicologo affermato
ed acuto, si anima solo quando mostra la sua maschera,
un totem “junghiano” come lui stesso la definisce,
per focalizzare la paura delle sue vittime; Ducard cela
l’identità di Ra’S Al Ghul dietro i
volti di uomini fedeli e sacrificabili, simulacri di quello
che è il vero potere. Non fidatevi delle apparenze,
pare suggerire Nolan, ma delle azioni di un uomo, chiunque
esso sia. L’immagine di Bruce Wayne – miliardario
eccentrico e assolutamente scostante – e quella
di Crane – stimato psicologo in consulenza alla
procura – collidono con la realtà delle loro
azioni, e quando lo stesso Wayne riprende il controllo
della sua società dopo un tentativo di estromissione
orchestrato dal subdolo Earle – splendida interpretazione
degli attuali “capitani d’industria”
– lo fa attraverso società di facciata che
mascherano il vero compratore, quasi anche nella vita
di tutti i giorni sia “quello che facciamo, a qualificarci”,
e la maschera non sia altro che l’ago della bilancia
che decide l’esito di un azione, o più ancora,
la sua portata.
Il percorso, anche in questo caso, è tortuoso,
facile a sconfitte e impietose lezioni: Batman non è
invincibile, né un eroe senza macchia. E’
un anima ferita, facile allo sconforto, un uomo che i
nemici possono colpire, distruggere, provocare. Lo stesso
“eroe” non si risparmia, quando, di fronte
al destino compiuto del suo avversario, afferma “non
voglio uccidere, ma non sono obbligato a salvarti”,
prima di abbandonarlo. Ma dove l’uomo potrà
essere sconfitto, sarà il simbolo a restare a galla.
Se un uomo può morire, un simbolo continuerà
a vivere, potenzialmente in eterno. La lezione di Ra’S
Al Ghul, pericolosa nelle sue sfaccettature di volontà
di potenza, pare essere stata sovvertita da Bruce Wayne
nella via tracciata dal suo stesso, amatissimo padre:
“Perché cadiamo? Per imparare a rialzarci.”
La stessa Gotham, alla morte di Thomas Wayne, scossa dal
dolore, superò una crisi economica senza precedenti.
L’uomo era divenuto un simbolo. Come il segnale
ideato da Gordon per richiamare l’uomo pipistrello
e, ad un tempo, far sapere a chi sfrutta la paura che
la paura esiste anche per ogni uomo, compreso chi si nasconde
dietro di essa. Una maschera, appunto. Un simbolo. Che
giunga dove un solo individuo non può arrivare
grazie, ironicamente, a un solo individuo. E perché
ognuno possa avere qualcosa a cui aggrapparsi prima di
perdersi nel buio. I pipistrelli, in fondo, sono ciechi.
Ma dal buio volano evitando ogni ostacolo che gli si ponga
innanzi. |
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