Girando per Tokyo o per qualsiasi
altra città del Giappone, non è
difficile imbattersi in palazzi di 5 o 6 piani
con la facciata ricoperta di scritte colorate
e l’imponente logo della società
a cui appartiene.
Anche senza capire una parola di giapponese,
quando per la strada ti imbatti in un palazzo
su cui troneggia la scritta CAPCOM
non ti vengono in mente molte alternative
ad una sala giochi.
Tanto più che le luci all’ingresso
fanno pensare a Las Vegas.
Ho notato che nella maggior parte dei casi
la struttura è sempre la stessa.
Al piano terra (che loro chiamano primo piano)
troveremo sicuramente tutte quelle macchine
col braccio in cui lo scopo è quello
di prendere un pupazzo o dei gadgets.
In quelle teche mi è capitato di vedere
anche le cartucce per console di vecchi videogiochi
e addirittura salatini o cioccolatini.
Ma fin qui tutto normale.
Il primo giorno stavo esplorando uno di questi
luoghi quando improvvisamente il mio orecchio
fu attirato da un inconfondibile richiamo;
lo stesso che aveva accompagnato tutta la
mia fanciullezza... “A-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA”.
Mi giro e vedo delle slot machine.
In seguito appresi che capita spesso di vederne
in questi posti. Ma queste mostravano le gesta
del mitico KEN. Avevano uno scherno al centro
e mentre il giocatore accumulava punti il
nostro eroe si dava da fare coi cattivi.
Ben presto mi resi conto che Ken per loro
è una specie di icona sacra o qualcosa
del genere. Si può incontrare la sua
bella faccia o quella di altri personaggi
della serie praticamente dappertutto nei quartieri
del divertimento. Ma questa è un’altra
storia.
Una delle cose che mi ha colpito di più
è il livello di civiltà e pulizia
che si poteva osservare in questi luoghi.
Innanzitutto dimenticatevi tutti gli stereotipi
da sala giochi italiana degli anni ’80.
Non ci sono bulli, nessuno che viene a chiederti
un gettone o se sei in grado di finire il
livello. Nessuno che vuole offrirti la sua
collaborazione. Insomma non ti rompono.......!
Tu entri in sala giochi e se sopravvivi all’escursione
termica (tipo da 35° fuori ai 20°
dentro) ti troverai in un luogo confortevole,
rumoroso ma piacevole, dove potersi intrattenere
con una gamma di giochi che vanno dal retrogaming
antidiluviano al futuristico che mai si è
visto e si vedrà in Italia (Voglio
il gioco degli ZOIDS!!!).
In alcune sale c’erano delle ceste
con le salviettine umidificate per le mani,
in modo da rinfrescarsi prima e dopo aver
giocato. Quasi tutte le postazioni prevedevano
la possibilità di sedersi ed avevano
un comodo posacenere al lato dell’apparecchio;
ma niente paura per i non tabagisti, gli
aspiratori hanno una potenza spaventosa
(non sentivo la puzza di fumo anche se la
persona era ad un metro da me!).
Ogni piano dispone di più distributori
di lattine in modo da rendere il più
confortevole possibile la permanenza. Ed
effettivamente i giapponesi devono fare
ampio uso di questi luoghi. Spesso ho notato
persone in giacca e cravatta che appoggiavano
la borsa al fianco del cabinato, estraevano
dalla tasca una memory card (quelle delle
console casalinghe per intenderci) o una
scheda magnetica e incominciavano a menar
fendenti che dimostravano una preparazione
videoludica costruita in anni di duro lavoro.
Siamo stati battuti più volte a Soul
Calibur 2 da impiegati all’apparenza
inoffensivi ma con una tecnica impeccabile.
Come avrete forse intuito la nostra attenzione
è stata attirata principalmente dai
giochi in cui si deve menar le mani, ed
in questo la sala giochi giapponese dispone
di un campionario di titoli noti e meno
noti che sono riuscito a vedere solo sugli
emulatori del PC. Intere file di cabinati
con street fighter… dal primo all’ultimo
della serie! Posti in cui si svolgevano
tornei ad eliminazione diretta che sapevano
di torneo tenkaichi (vedi dragon ball).
Su un piano si trovavano tutti i giochi
in due dimensioni; mentre salendo le scale
ci si imbatteva nei picchiaduro con la terza
dimensione.
Una menzione speciale la merita la prima
sala giochi della Capcom che abbiamo
avuto modo di visitare. Si trattava di un
palazzo di 5 piani con struttura simile
a quanto fin qui descritto. Arrivati all’ultimo
piano siamo rimasti senza parole. Su una
partete c’erano poster di squadre
e giocatori italiani tra cui troneggiava
una bella pagina della gazzetta con una
foto del Milan.
Un tabellone raffigurava le varie partite
con gli esiti degli scontri.
In un angolo c’era una specie di distributore
di figurine. Sulla parete di fronte all’ingresso
c’era uno schermo enorme con delle
classifiche e delle scene di campionato.
Infine erano sistemati di fronte a questo
megaschermo ben 5 tavoli il cui piano di
appoggio era uno schermo su cui le persone
appoggiavano le figurine della loro collezione.
In pratica da quello che si riusciva a capire
il giocatore aveva il compito di organizzare
e disporre la squadra, un po’ come
il nostro fantacalcio ma a giudicare dalla
tempestività ed energia con cui ci
hanno impedito di riprendere direi che i
loschi figuri che sedevano in quelle postazioni
si stavano scommettendo pure la camicia.
La sala giochi rappresenta in giappone
un micromondo a 360° dove le generazioni
si incontrano e si scontrano in competizioni
pacifiche ma allo stesso tempo accese, dove
l’impiegato può distendere
i nervi aspettando che il traffico metropolitano
si allenti, dove si vince e non c’è
pericolo di essere fregati.
Persino i bambini sono al sicuro e girano
in gruppetti ordinati. Insomma… proprio
un esperienza positiva!
Davide “Il Cano” |
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