Premessa alla recensione “La Passione
di Cristo”
L’uscita dell’ultimo film alla
regia del fu “braveheart” nelle
sale cinematografiche ha generato non poche
polemiche, molte ingiustificate, altre dovute
principalmente ad un coinvolgimento emotivo
decisamente discordante da parte degli spettatori,
va da sé che l’uscita del DVD
è stata accolta con un forte senso
di scetticismo e diffidenza…
Lo staff di Overgame non poteva certo esimersi
dal dire la propria su questo crudo quanto
“commovente” resoconto
delle ultime ore di vita di Gesù…
ma senza una dovuta premessa; si è
cercato, nei limiti del possibile, di analizzare
il film da un punto di vista tecnico ed
ovviamente soggettivo da parte del recensore
(il nostro fido Adriano)… nessuno
dello staff infatti aveva intenzione di
entrare in argomenti prettamente teologici…
non è certo compito nostro dispensare
giudizi di carattere religioso!
Certo data la natura del film e dalle emozione
che inevitabilmente ci hanno coinvolto alcuni
di noi hanno deciso di contribuire con un
breve commento a fine review, ci sembrava
doveroso ampliare la rosa dei giudizi ad
un opera tra le più coinvolgenti
(in positivo o negativo decidetelo voi…)
degli ultimi anni… buona lettura.
Lo Staff di Overgame
E' sempre rischioso trattare di religione,
altrettanto lo è discettare anche
solo di un film sulla religione, perchè
puoi provocare la rabbia di chi crede
se non credi, e di chi non crede se credi,
puoi scatenare reazioni violente da
parte di chi violento non era mai parso,
puoi scontrarti con l'ottusità di
chi
ti sembrava aperto e tollerante.
Io, come già scrissi nella recensione
di Dogma, penso che sia esclusivamente questione
di fede, e che questa sia il concetto più
soggettivo che esista; dato ciò per
appurato ogni volta mi meraviglio di quanto
in merito alle religioni ci sia sempre da
litigare (dalle micro-discussioni tra amici
alle macro guerre di religione fra Paesi).
Come si può litigare su un sentimento
così privato e personale e come si
possono sconfessare i principi di tolleranza
su cui si basano proprio le dottrine in
modo così diffuso e frequente?
Io che non credo interpreto la religione
come disposizione alla pace, all'armonia
tra le persone e come profondo rispetto
del prossimo... e in questo senso i nostri
tempi registrano davvero un preoccupante
e crescente allontanamento dalla religione.
Molto del resto è esagerazione, mistificazione
e fanatismo.
Gibson ci si è scontrato e forse
ne è anche un po' vittima lui stesso.
Ha fatto un film esclusivamente sugli ultimi
momenti della vita di Gesù Cristo,
dalla cattura alla morte, solo questo sembra
interessargli (tant'è vero che la
resurrezione è solo accennata in
una breve scena finale). Un po' di morbosità
nell'impuntarsi sulle fasi più violente
della vita di Gesù io in effetti
l'ho colta, avendo scelto questa materia
da narrare in modo quasi scientifico nulla
è risparmiato allo spettatore: le
percosse, gli sputi, le flagellazioni, le
cadute, la crocifissione.
Evidentemente è così che Gibson
vive la sua fede (perchè si coglie
bene anche il sincero amore per Maria e
Gesù da parte di chi ha girato il
film), è questo l'approccio per l'appunto
personale alla religiosità di Gibson;
è assolutamente inutile accusare
il film e l'autore di antisemitismo, violenza
gratuita e via dicendo, si può solo
pensarla e viverla in un altro modo, questa
è la versione di Mel Gibson uomo
credente e come tale
va presa...io, oltre a giudicarla da un
punto di vista tecnico, posso solo dire
che non avrei mai dedicato tutte le mie
energie fisiche e mentali all'episodio
più sanguinario di una vita colma
invece di bellissimi casi di guarigione,
tolleranza, pace e amore, i quali forse
meritavano più di alcuni fugaci
flashback.
Io non condivido la sua scelta ma rispetto,
certo rimane un senso di malessere a fine
visione, che non basta la breve resurrezione
a mitigare, e che non è un buon sentimento
da associare alla religione, soprattutto
per uno scettico inveterato come me.
In quest'ottica mi ha quasi di più
avvicinato alla religione lo scomodo Dogma
di Kevin Smith (vedi
review).
Il film poi è molto noioso, costellato
com'è di ripetitivi primi piani sulla
sofferenza degli attori e di ralenti e iperbole
sonore alla John Woo che stonano dato l'argomento
trattato.
Bravissimi gli attori, grande la prova di
Gesù (Jim Caviezel), ma sopratutto
di Maria (Maia Morgenstern) convincente
e commovente, e notizia non da
poco: si salva anche la Bellucci (miracolo!!!).
Bellissime le locations: Matera e la Basilicata
sono scenari perfetti per la ricostruzione
dei fatti.
Udio e video del dvd sono notevoli, ma Gibson
non ha voluto concedere ai fans nessun extra,
altra scelta che io poco comprendo perchè
i contenuti speciali permettono a un autore
di spiegare alcune scelte poetiche e chiarire
molti aspetti della realizzazione.
E' desolante vedere come l'umanità
non avrebbe imparato nulla in duemila anni
di storia: continuano le persecuzioni, le
lotte per un credo religioso, le
violenze estremiste... peccato!
Ma lo sapevamo già, e io sinceramente
avrei fatto a meno di questa sottolineatura!
Adriano
Commento 2
Buona parte della review mi ha trovato d’accordo,
è indubbiamente un film eccessivo
e scioccante (non meno di quanto la cronaca
ci ha abituato…) e forse non era necessario
proporre un così dettagliato resoconto
di sofferenza e barbarie. Per quanto concerne
il coinvolgimento del sottoscritto è
un altro paio di maniche. Come la maggior
parte dei miei coetanei, cresciuti in una
società prettamente cattolica, ho
letto almeno una volta le Sacre (per chi
crede ovviamente) scritture e almeno uno
dei 4 vangeli. All’epoca pero non
riuscivo a capire quanto avesse sofferto
il presunto (almeno dai suoi detrattori)
salvatore e poco mi era chiaro il significato
della parola “passione”.
Dopo la visione di questo film ho provato
una sensazione di smarrimento e angoscia…
L’allora sconosciuto significato si
è tramutato in sentimenti che, incuranti
della mia concezione di “credo”,
affiorano durante la visione del film sempre
più caparbi, sensazioni legate alla
paura, alla tristezza e alla rabbia purtroppo
repressa perché semplice spettatore.
Il lavoro prodotto dalla Icon ha risvegliato
in me emozioni sopite e per certi versi
represse, difficile rimanere indifferenti,
almeno io non sono riuscito a rimanere “spettatore”,
mi ha coinvolto e mi ha sconvolto in una
maniera diversa ma altrettanto intensa quanto
un pugno in pieno viso…
se questo era il risultato che voleva ottenere
Gibson, almeno con me, ha centrato in pieno.
Toni
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