La Trama Sono passati due anni da quando il giovane Peter Parker (T. Maguire) ha acquisito i suoi poteri di ragno, eppure paiono essere molti di più: il suo primo (ed eterno) amore Mary Jane Watson (K. Dunst) è ormai lanciata verso una brillante carriera di modella e attrice, promessa sposa dell'astronauta John Jameson, figlio del famigerato editore J. Jonah Jameson; l'amico Harry Osborn (J. Franco) è subentrato al defunto padre alla guida dell'azienda familiare, e, complici il denaro e la sete di vendetta, prosegue la sua crociata personale contro SpiderMan ancora convinto delle colpe dell'eroe; la sempre energica zia May (R. Harris) è alle prese con pesanti debiti e con il ricordo costante del suo amato Ben.
Eppure, per Peter, non è cambiato nulla: la vita scorre tutta in funzione delle sue scorribande nelle vesti dell' "amichevole ragno di quartiere" sempre in aiuto dei concittadini che, ogni giorno che passa, diventano un intralcio sempre maggiore per i suoi progetti personali, siano essi di studio, lavorativi o sentimentali. Così, tra feste di compleanno dimenticate, appuntamenti mancati, licenziamenti e rimproveri dai suoi professori - convinti che Peter sia brillante, ma pigro - lo stress si accumula sulle spalle del nostro eroe, che, di contro, comincia a sviluppare una sorta di "blocco" dei poteri, che gli comporta difficoltà sempre maggiori nello svolgersi delle sue sempre numerose missioni di soccorso.
Gli equilibri si rompono quando, parallelamente, il geniale dottor Otto Octavius (A. Molina), finanziato dalla Oscorp di Harry Osborn e idolo scientifico di Peter, fallisce il suo più grande esperimento divenendo il folle Dottor Octopus e Mary Jane, provata dalle continue mancanze di Peter, rompe (quasi) definitivamente il loro rapporto: a questo punto, spinto anche dalla progressiva perdita dei poteri, il ragazzo decide che, una volta per tutte, non ci sarà più alcuno SpiderMan.
Il ritorno alla "normalità" di Peter, che coincide con un aumento della criminalità e con un Octopus che impazza a piede libero, porta la stabilità che al ragazzo mancava nella sua vita privata, senza però convincerlo in alcun modo che la strada percorsa sia quella giusta per i suoi poteri e le sue responsabilità: spinto da zia May prima, e da Mary Jane poi, Peter rinuncerà definitivamente a ogni sua aspettativa di normalità per accogliere definitivamente tutte le responsabilità legate al potere che, voluto o no, ora lo contraddistingue.
Con il ritorno di SpiderMan e la fine dell'attesa della città - compresa quella del suo acerrimo detrattore J.J. Jameson - , si prepara il campo per il confronto decisivo con Octavius, la dimostrazione della devozione della gente per l'eroe rossoblu e la scoperta, da parte di due persone a Peter molto vicine, della sua identità segreta, prologo di quello che, probabilmente, sarà il grande ritorno di Goblin nel terzo capitolo della saga cinematografica ragnesca.
Commento "E' il suo dono, e la sua maledizione".
"Da un grande potere, derivano grandi responsabilità".
Credo che tutti gli appassionati di fumetti conoscano, in un modo o nell'altro, almeno una di queste due frasi, simbolo di uno dei simboli del panorama mondiale delle "nuvolette parlanti", e, perché no, di una delle icone della cultura della letteratura disegnata degli ultimi quarant'anni.
Quando, nell'agosto del 1962, per la prima volta l'Uomo Ragno (o SpiderMan, per dirla cinematograficamente) comparve in un albo a fumetti, Stan Lee e Steve Ditko probabilmente non avrebbero mai pensato che quel loro studentello irriso e imbranato, punto da un ragno irradiato e investito dei poteri proporzionali derivati dallo stesso, sarebbe divenuto un fenomeno planetario non solo per quanto riguarda gli albi a fumetti, ma anche dal punto di vista cinematografico.
Quando, da bambino, iniziai a leggere fumetti, fu proprio SpiderMan a farmi da traghettatore, anche se allora indossava un costume nero che lo rendeva difficilmente riconoscibile a un lettore abituato al "rossoblu" e che, senz'altro, resterà celato ai fan della pellicola: ho sempre adorato quella patina di umanità, sfighe e contrattempi che lo accompagnano perennemente, così come ho sempre reputato geniale la trovata di associare lo stimolo di un ragazzo a combattere per la giustizia nella morte della persona a lui più cara, avvenuta per una sua negligenza. Il modo migliore per far partire un grande personaggio e renderlo più simile a chi lo vede di quanto chi lo vede possa aspettarsi, e con Peter Parker il bersaglio veniva centrato inaugurando, di fatto, il mito dei "supereroi con superproblemi" che sarebbe poi esploso con gli X-Men.
Gli anni di voci, dalla possibile regia di James Cameron alla rottura con la Sony, sono stati snervanti per ogni fan del tessiragnatele, e ricordo, pur se con tutti i suoi limiti, la prima pellicola con un affetto enorme, vista il primo spettacolo del primo giorno di programmazione, con la meraviglia di chi, in un certo senso, vede compiersi un sogno di quand'era bambino.
L'attesa per questo secondo episodio della saga è stata molto diversa, più pacata, meno fanciullesca della precedente, legata forse più al fatto di vedere di nuovo un opera "d'intrattenimento" piacevole, senza la pretesa di un cosiddetto "filmone": Sam Raimi è conscio di confezionare prodotti di questo tipo (dote non comune in questo campo), e si applica molto bene nel suo lavoro, scegliendo collaboratori discreti e intessendo una storia semplice e coinvolgente che resta tranquillamente nel suo ambito senza pretese eccessive e che, allo stesso tempo, garantisce un buon successo dell'operazione. E così è stato: dopo gli incassi a dir poco sbalorditivi del primo episodio, SpiderMan 2 raccoglie di nuovo consensi di pubblico, contendando, questa volta, anche chi, due anni fa, si era dovuto confrontare con un personaggio dalla lunga storia con un racconto che concentrava origini e primi dieci anni e più di albi in due ore di pellicola. Inoltre, inutile dirlo, il bravissimo Molina (non me ne voglia Willem Defoe) e il suo Doc Ock funzionano meglio dello statico Goblin, che, appena indossata la maschera, perdeva mordente rispetto all'interpretazione dell'attore e della sua controparte a fumetti. Anche il rapporto padre/figlio già presente nel primo episodio qui si completa, aggiungendo l'ingrediente che mancava al rapporto tra Norman Osborn e Peter Parker: il ragazzo infatti stima molto Otto Octavius, che, in un certo senso, rappresenta una sorta di "lato oscuro" dell'arrampicamuri, un altro "ex sfigato" che, acquisiti per caso grandi poteri, si lascia sedurre dall'avidità e controllare dai micidiali tentacoli che, inizialmente, altro non erano che i suoi strumenti (ottima la rappresentazione dell'uomo che, accecato dalla bramosia - "il potere del sole nelle mie mani"- pensa di poter controllare natura e tecnologia venendone, al contrario, infine controllato).
Eppure, nonostante alcune scene "cult" (su tutte la resa di Peter che si libera del costume citando, con le immagini e le parole, la celebre cover di Amazing SpiderMan 50, "SpiderMan No More"), sequenze mozzafiato (il combattimento - prodigio di effetti - fra Spidey e Doc. Ock sul treno) e un "villain" perfetto, così come l'ispirazione chiara all'epoca d'oro delle storie a fumetti, tutto condito da una sempre salutare dose di autoironia (e qui complimenti anche al pur non eccezionale Maguire), questo secondo episodio pare mancare di mordente, rispetto al precedente, perdendo sia dal punto di vista della sceneggiatura (il lavoro di David Koepp su SpiderMan era stato sicuramente migliore) che dell'intensità, oltre a una serie di piccole ingenuità che lasciano il dubbio, nello spettatore, se si tratti di tagli operati in post-produzione o "buchi" nella storia. Tutto sommato, anche se mi duole dirlo, a tratti pare di assistere a una sorta di deja-vù del primo film, con la prima parte dedicata all'acquisizione dei poteri (questa volta di Octavius), una parte centrale dove ci si concentra sui rapporti fra i personaggi, il palazzo in fiamme a fare da "preludio" alla parte finale, il rapimento della bella e la morte del "cattivo" (ma Goblin sarà davvero morto?). E' vero che spesso i fumetti seriali - come, appunto, l'Uomo Ragno - sono stati definiti "soap opera su carta", ma questo non vuol dire che, già al secondo episodio, si debba ripescare una trama così simile a quella del primo.
Assolto sicuramente Raimi, che svolge il suo lavoro da ottimo professionista, così come i tecnici e il cast, porrei sotto esame storia e sceneggiatura, sicuramente la parte più debole di una pellicola ugualmente divertente, ricca di personaggi interessanti e ottimi effetti speciali. Senza pretese, certo, ma forse interessante proprio per questo. Se il divertimento è usato con intelligenza, ben venga a rilassarci nelle pause tra un "filmone" e l'altro.
Continua
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