La Tecnica Nonostante l'autocompiacimento e una notevole dose di fiducia nei propri mezzi, "Following" rappresenta, come detto, un ottimo punto di partenza per una carriera che le seguenti due opere di questo regista hanno confermato come molto promettente: superato il bianco e nero "di sensazione" e i chiari richiami, appunto, al noir e alla scuola newyorkese (resto convinto del fatto che, oltre ai muti di Hitchcock, a Frenzy e alla scuola britannica, Nolan abbia fatto indigestione, prima di girare questo film, del primo Kubrick e Cassavetes, senza dimenticare Welles), archiviato il 16mm a spalla con lui stesso come unico operatore - scelta economica o sensazionalistica?- la struttura temporale della pellicola è certo interessante e ricca di spunti, considerato che, come rivelato dallo stesso Nolan in un estratto contenuto negli extra, le sequenze "smontate" sono state in realtà girate come lunghi piani sequenza rivisti e "riscritti" mescolandoli dallo stesso regista nel corso dell'intero anno di lavorazione alla pellicola.
Credo sia proprio da individuare nel montaggio e nella struttura il punto forte dell'intera vicenda, che pure offre il fianco con i suoi stessi "assi": questo tipo di approccio, infatti, rischia di risultare ostile e poco lineare non solo agli spettatori occasionali, ma anche agli appassionati, portando quasi a pensare che il regista abbia mescolato le carte in tavola per rendere originale una storia altrimenti già proposta in più versioni. E' indubbio che, se così effettivamente fosse, Nolan manifesti una straordinaria capacità di "imbonitore", certamente superiore a quella dell'altro "bugiardo" principe degli ultimi anni, M. Night Shyamalan, che, come lui, affonda le radici del suo cinema a una scuola che mescola abilmente l'Hitchcock inglese all'arroganza - o all' eccesso di fiducia - del cinema americano moderno.
Buoni, in ogni caso, come detto, ritmo e montaggio, d'effetto la fotografia, specialmente nelle scene "di massa" dei primi pedinamenti e della rapina "decisiva" operata da Bill.
Sicuramente efficace la direzione degli attori, fra i punti forti del regista - e si vedrà soprattutto in "Insomnia", quando il giovane cineasta si confronterà con un "mostro sacro" come Pacino - con un interpretazione volutamente "sotto le righe" del pur non eccezionale Theobald e, soprattutto, un ottimo lavoro di Haw, perfetto nel ruolo di "metà oscura", altra specialità di Nolan, come scrittore, regista e "direttore" dei suoi interpreti.
Non straordinaria la colonna sonora, che, come la stessa pellicola in più punti, tende a manifestare la voglia di stupire più che quella di raccontare, arrivando quasi a irritare l'osservatore, invece che a compiacerlo, a meno che lo spettatore stesso non sia un talento in erba (o presunto tale) del cinema o un esperto (o presunto tale) nella stessa materia. Sicuramente questo tipo di pellicole, colpevoli almeno quanto i kolossal di "strizzare l'occhio" a un pubblico ben definito (nel primo caso sono le grandi masse, in questo i "pochi eletti"), ha terreno spianato nella maggior parte dei festival indipendenti e nei "salotti" dei nuovi intellettuali del cinema.
Ricordo in proposito la mai così azzeccata definizione di Mereghetti che cita, a proposito di questo lungometraggio, "un esordio alla Sundance con risultati molto al di sotto delle ambizioni".
Per quanto riguarda l'aspetto pratico dell'edizione, manca effettivamente la qualità del 5.1 (anche se non fondamentale per un opera come questa, certo non "densa" dal punto di vista sonoro), mentre resta discreta la resa video.
Contenuti Extra
Come accaduto per la review dell'Odio, di nuovo si presenta il problema comune delle edizioni Dolmen: coraggiose come sempre le scelte editoriali, scarni e a dir poco inadatti i contenuti extra.
A parziale giustificazione dell'editore, per quanto riguarda questa pellicola, c'è da dire che, per un film mai visto nelle sale in Italia è ammissibile che non si sia riuscita a recuperare una perlomeno discreta quantità di materiale promozionale e di approfondimento, eppure, sinceramente, il trailer originale e quattro pagine di estratti da interviste rilasciate da Nolan - pur interessanti, nel rivelare dettagli curiosi sulla realizzazione del film, come per esempio l'utilizzo della casa dei genitori del regista come una delle location, le riprese effettuate soltanto il sabato, a bassissimo costo, nell'arco di un anno, con una semplice 16mm, operatore lo stesso Nolan, e due ciak a disposizione per ogni scena - sembrano davvero, davvero poco per un film che, pur se indipendente, ha "portato a casa" il Tiger Award del Festival di Rotterdam 1999. Si sarebbe potuto, in assenza di altro materiale, perlomeno rivolgersi agli organizzatori della suddetta manifestazione.
Commento Finale
Difficile dire se questo film mi abbia colpito o mi sia sembrato, effettivamente, un abile, ben confezionata manovra per mostrarsi al pubblico "di un certo livello" dei Festival.
Certo è che, con tutti i suoi difetti, "Following" resta un film che non passa inosservato, e sicuramente, se visto prima del successivo Memento (esperienza che, purtroppo, mi è mancata a causa delle uscite non cronologiche dei dvd sul mercato italiano), da evidenti segni di un talento - quello di Nolan - da tenere assolutamente d'occhio per i prossimi anni: c'è il rischio, effettivamente, che il bravo cineasta inglese si perda in una spirale di autocompiacimento "alla Soderbergh", e non si può che sperare nel contrario.
Se avete già avuto occasione di vedere le sue opere successive, al cinema o in dvd, non procuratevi "Following" a meno che non amiate particolarmente l'operato del regista, o rischiereste, nel confronto, di rimanere delusi. Se, al contrario, non avete ancora imparato ad apprezzare Christopher Nolan, questo è senz'altro il miglior punto di partenza per capire, passo dopo passo, quella che fino ad ora è stata la sua ricerca. Per appassionati.
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