I giochi di carte
collezionabili sono una realtà ormai consolidata
nel mondo dell’intrattenimento ludico, tanto che
nemmeno il mondo videoludico ne ha ostacolato le incursioni,
da Baten kaitos per GC a metal gear AC!D per PSP fino
ad arrivare alle trasposizioni elettroniche della serie
YU-GI-OH, uscite su quasi ogni console.
Uno dei primi GCC (gioco di carte collezionabili) e più
diffusi ovviamente, è il millenario MAGIC: the
gathering, ma da qualche tempo si è aggiunto anche
il card game di WOW, che per struttura e utilizzo si discosta
in modo non drammatico dal pluripremiato gioco prodotto
dalla Wizard of the coast… tra i tanti card game
che sono spuntati negli ultimi anni mi aspettavo di trovare
di tutto, tranne uno prodotto in Italia da autori italiani
e in grado di competere con i sopraccitati assi d’oltreoceano!
È il momento di dare il benvenuto a Wizards of
Mickey, un modo tutto nuovo di interagire con i personaggi
Disney come nemmeno kingdom hearts ha saputo fare! L’idea
alla base del progetto (principalmente editoriale, con
storie a fumetti dedicate…) è di estrapolare
i personaggi dal contesto che conosciamo e trasferirli
in uno fantasy, misterioso e affascinante come si addice
al genere che a distanza di anni attira a se ancora tantissimi
giocatori, a seguito la descrizione di uno dei progetti
editoriali/ludici più coraggiosi riusciti degli
ultimi anni…
Descrizione del contenuto e tipologie di gioco
In commercio attualmente esistono 2 Mazzi Introduttivi,
il blu ospitante Topolino e il rosso Gambadilegno. In
ogni confezione sono contenute 8 Carte Castello divisi
a coppie di colore differenti, 3 Carte Mago, 40 Carte
Magia, 12 segnalini Diamagic, anch’essi divisi per
colore a mazzetti di 3, completano la confezione il desk
per giocare e il regolamento. Come tutti i giochi di carte
tutti i potenziamenti e le eventuali espansioni vengono
venduti a parte in buste singole da 9 carte ciascuna.
Tutto in Wizards of Mickey è diviso per colore:
rosso, verde, giallo e blu il tutto suddiviso in altri
3 gruppi principali: maghi, magie e castelli.
I maghi sono i nostri personaggi giocanti, le magie sono
le armi utilizzabili da ciascuno di essi e i castelli
sono il “terreno” di gioco ospitante il duello.
Il castello in cui si compie la sfida determina alcune
caratteristiche a cui sono soggetti i maghi e le magie,
queste ultime si differenziano tra loro per potenza e
duttilità. Ogni giocatore per poter cominciare
una partita deve avere a disposizione uno dei due mazzi
base, nella composizione del proprio deck e bene valutare
chi schierare tra i maghi tenendo presente le tipologie
di magia che hanno a disposizione(ogni mago ha il suo
set diviso per colore un mago con dominante rossa non
potrà utilizzare una carta magia con dominante
blu e così via …) e il team di appartenenza,
infatti schierare nello stesso gruppo maghi di schieramenti
differenti comporta una penalità. La vittoria di
una squadra si determina dal numero di Diamagic conquistati
al termine della sfida chi riesce a possederne 6 ha vinto.
Ogni Diamagic messo in palio influisce sul corso della
sfida penalizzando o valorizzando uno o l’altro
team con bonus e malus differenti. E bene sottolineare
che sebbene il gioco sia pensato per sfide uno contro
uno, è possibile, con variazioni minime, portarlo
a sfide fino a quattro giocatori divisi per fazioni.
Quello che si avvince dopo un’attenta analisi è
la capacità del gioco di coinvolgere chiunque dal
primo momento in cui si mette mano alle carte, se è
palese il fascino dell’imparagonabile qualità
grafica del prodotto (le carte sono illustrate dai membri
dell’accademia Disney…scusate se è
poco!), era in dubbio la qualità del gioco in se,
prodotto quantomeno atipico nel panorama delle carte collezionabili…
dubbi ormai dissolti dopo poche partite, il gioco è
costruito su regole semplici e difficilmente limitanti
alla fruibilità pressoché universale. Un
gioco a mio avviso splendido da vedere e da giocare, un
qualcosa di cui l’industria italiana può
andare fiera… speriamo sia supportato in maniera
degna come merita... provatelo, ne vale la pena. |