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la review nel forum
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Esce sul mercato
italiano un libro dal titolo forse equivoco ma tuttavia
non molto distante dagli argomenti trattati. Pagati per
giocare è uno spaccato dell’industria videoludica
vista dagli addetti ai lavori che, con non celata enfasi,
cercano di spiegare in modo chiaro e dinamico come far
parte dell’elite di persone che i videogiochi li
crea.
Da alcuni anni si è finalmente rivalutato il lavoro
che svolgono sviluppatori e sof-co nel digital entertainment,
una consapevolezza maturata sia dai media che dagli “analisti
dell’andamento del mercato”, un industria
quella videoludica che per mole di lavoro, tempo e investimenti
ha raggiunto e superato da tempo il mercato del cinema,
anche nei fatturati.
In un industria così prolifera e in così
forte espansione è assolutamente normale veder
nascere nuove figure lavorative, dall’art director
al tecnico audio, dal programmatore al game tester fino
ad arrivare ai doppiatori e al responsabile del merchandising,
entità che operano all’unisono per accaparrarsi
i favori dei gamer paganti sempre più esigenti
ad ogni nuova uscita.
Il testo presentato in questa sede vuole essere un mezzo
per riuscire a conoscere e capire le possibilità
lavorative offerte dal mercato dell’intrattenimento
elettronico.
Gli argomenti trattati sono approfonditi in modo mai banale
e la narrazione riesce ad intrigare senza mai scadere
nello slang tipico del giornalismo di settore, grazie
anche ad un linguaggio sicuramente accessibile ma adeguatamente
tecnico. Le interviste agli esponenti del settore sono
sempre trattate in maniera quasi colloquiale, se l’obiettivo
preposto è quello invogliare i lettori a tentare
l’approccio diretto all’industria è
sicuramente raggiunto…ma c’è un ma…
il testo fa riferimento ad esperienze legate a filo doppio
con il mercato americano, purtroppo moooolto diverso dalla
realtà italica… la terra di Dante in quanto
ad artisti e figure valide da relazionare all’industria
non è secondo a nessuno, il problema è la
cecità degli investitori sul territorio. In Italia
il videogioco è visto ancora come forma di intrattenimento
per adolescenti e NERD cresciutelli… le poche realtà
nello sviluppo devono ricorrere a finanziamenti esterni,
tant’è che ad oggi non esiste una soft-co
italiana, solo buoni team di sviluppo che di recente hanno
varcato le soglie del mercato PC per approdare finalmente
al mercato console (i milanesi Milestone ne sono un esempio
lampante con ben tre giochi all’attivo su console…).
Quello che funziona davvero bene nel bel paese è
la distribuzione, esistono diverse realtà piuttosto
dinamiche nel merchandising e nella divulgazione mediatica,
ma rimangono sempre e comunque arginati al ricavo di profitto
su prodotti realizzati da terzi…
Un libro che mette sicuramente voglia di tentare la fortuna
e buttarsi a capofitto nel mondo videludico, la cosa che
va tenuta a mente è che tutto quanto viene narrato
nelle pagine ha un suo senso se applicato in tutti i paesi
che non siano l’Italia… pensateci, basterebbe
varcare le alpi e ci troveremmo nella terza potenza mondiale
del videogioco… l’alternativa al lavorarci
“da dentro” è riuscire ad entrare in
una redazione come recensore e/o collaboratore, il contatto
con il prodotto è sicuramente costante e si è
sempre aggiornati su tutto ciò che lo riguarda…
il problema è che non tutti vengono stipendiati,
anzi! La maggior parte lo fa solo per passione e per provare
i giochi prima di altri… come del resto fa anche
tutta la redazione di Overgame…
Si ringrazia Multiplayer.it
per il materiale fornito. |
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