Il secondo capitolo di Syberia uscì ben tredici anni fa ormai, due anni dopo il primo Syberia che risale quindi al 2002. Un’enormità di tempo nel campo videoludico, in cui un genere come quello delle avventure punta e clicca sembra avere perso il vecchio appeal di un tempo. Ha senso avere rievocato Kate Walker e i suoi misteri in questo terzo capitolo postumo che è uscito sia per Pc che per console? Vediamolo assieme.
MEGLIO SU CONSOLE CHE SU PC
Il gioco, fin dalle premesse degli sviluppatori, è stato progettato per essere maggiormente fruibile attraverso un controller, segno che si è voluto in questo caso privilegiare l’utenza casual su console piuttosto che gli utenti classici di riferimento su computer. Il gioco poi, anche a livello di trama, opta per delle scelte in un certo senso inedite dato che ci si ricollega sì alle prime avventure di Kate ma senza una sequenza di eventi logica che impedisca il divertimento anche a coloro che non hanno giocato ai due prequel. La storia è quindi indipendente e Hans Voralberg viene relegato al termine del secondo capitolo.
Il gioco comincia con Kate in fin di vita e che verrà aiutata tra mille difficoltà dalla tribù Youkole. Ci risveglieremo quindi nella clinica della severa Olga Efimova che assieme a un generale senza scrupoli vuole fermare la migrazione degli Yookole con gli struzzi delle nevi. Scenderemo in campo noi quindi per salvare questa antichissima tribù indigena.
Le atmosfere sono quelle classiche del franchise anche se meno profonde dei capitoli precedenti e con un gameplay semplificato apposta per un’utenza più casual che vi farà terminare il gioco in una quindicina di ore.
L’AGGIUNTA DELLE TRE DIMENSIONI
Il titolo vede anche il passaggio dal 2D alle tre dimensioni con un sistema di controllo che quindi prevede la levetta analogica sinistra del controller per muovere la nostra protagonista. Il grilletto destro serve invece a trovare nei vari scenari in cui ci troveremo gli hot spots. In questo modo il sistema di gioco perde leggermente e si possono riscontrare dei problemi di precisione e fluidità. Si aggiunge a questo anche una gestione della telecamera non sempre perfetta.
La gestione dell’inventario è gestita con un semicerchio che però alla fine, data la mole di oggetti collezionati, vi costringerà a passarli uno a uno fino a quando non troverete ciò che vi interessa.
TUTTO UN PUZZLE
I puzzle sono tutti molto simili a quanto visto nei capitoli precedenti. Tutte le sfide proposte vanno superate con logica e pazienza. Anche in questo caso però la difficoltà è aumentata esponenzialmente a causa della scarsa precisione del sistema dei comandi. Dovremo fare anche attenzione a parlare prima con alcuni personaggi non giocanti, in modo da trovare l’oggetto utile alla risoluzione del nostro enigma. Peccato anche per qualche calo del framerate e qualche caricamento di troppo sulla versione Playstation 4 da noi testata.
LA BELLEZZA DELLA NEVE
Il comparto tecnico vede un retyling totale della grafica del passato, pur mantenendone lo stile che contraddistingue il gioco in ogni sua fase. Buone anche le texture e gli sfondi. Peccato nel sonoro la mancanza di un doppiaggio in italiano, elemento che è stato rimpiazzato dai sottotitoli a testo.
Buoni i dialoghi e il loro script che potranno farvi risparmiare molto tempo con i vari personaggi che incontreremo. Buone anche le musiche, da sempre fiore all’occhiello del franchise e che anche in questo caso si dimostrano di ottima fattura.
Un buon gioco che sicuramente a chi è a digiuno di avventure grafiche o che non conosce il genere può riservare delle piacevoli sorprese. Discorso totalmente diverso per tutti coloro i quali avevano delle aspettative molto alte per questo terzo capitolo della serie e che sono state soddisfatte solo parzialmente.
Review a cura di Luca Longobardi