Quando un gioco
è atteso per troppo tempo spesso capita che la
sua carica di originalità ed il suo impatto sul
pubblico si affievolisca. Questo è il caso di Kameo
Element of Power, un titolo che ha sofferto il travaglio
del passaggio da Game Cube ad X-Box, per arrivare nella
sua veste definitiva sulle sponde della Next Gen, un po’
spompato. Si, bhé, insomma dal punto di vista del
gameplay, ma graficamente si tratta di un colpo per le
coronarie! Il gioco di Rare è una dimostrazione
lampante di cosa X-Box 360 sia in grado di fare.
Una lussureggiante selva di poligoni ricoperti da ogni
sorta di mappatura, fa da teatro per ogni tipo di effetto
video possibile ed immaginabile. I personaggi, che si
muovono all’interno delle ambientazioni, sembrano
usciti da un film in computer grafica. La peluria, che
ricopre alcune creature, è così fitta e
morbida da vedere, che verrebbe voglia di allungare la
mano nella TV per carezzarle. Le squame dei draghi, le
venature nella roccia…Wow tutto è così
bello da osservare, che difficilmente si fa caso alle
origini di alcuni elementi, vistosamente ereditati dalla
generazione precedente. Alcuni corpi poligonali, ad un
occhio clinico, mostrano il fianco a critiche relative
alla scarsa integrazione con tutto il resto della meraviglia
tecnica.
La grafica di Kameo è spettacolare, il passaggio
dalla vecchia alla nuova console ha giovato al suo comparto
estetico e non ci saremo potuti aspettare di meglio, ma
chi esce sconfitto dalla transazione è proprio
la struttura su cui poggia, perché sà di
anacronistico.
Voi vestite i panni di una principessa elfica, in grado
di trasformarsi in dieci potenti guerrieri grazie ai poteri
di alcuni folletti. Ciascuno di questi ha delle caratteristiche
uniche, utili alla giovane Kameo per affrontare le difficoltà,
che le si parano davanti.
Dovete sapere, che la regina Theena, donando la capacità
di trasformarsi e la successione al trono alla protagonista,
ha causato un bel pasticcio. Kalus, l’altra aspirante
erede e sorella di Kameo, si è parecchio indispettita
dopo essere stata messa da parte (brutta bestia la gelosia),
decidendo di risvegliare Thorn, il re dei Troll (sarà,
ma a me sembrano Orchi, sti Troll) per vendicarsi del
torto subito, e con lui rapire la famiglia della futura
regina.
Il vostro compito, ovviamente, sarà quello di liberare
ogni congiunto dalle grinfie del boss a cui è stato
affidato. Purtroppo a seguito del prologo, la principessa
viene privata delle sue trasformazioni. Inizia quindi
la ricerca degli spiriti elementali, che permettono l’accesso
alle varie aree di gioco e la scarcerazione dei prigionieri.
L’antichità del concetto di gioco si trova
proprio nel dover percorrere, avanti ed indietro zone
esplorabili, per renderle man mano accessibili con il
ritrovamento delle trasformazioni, che permettono di scalare
pareti ghiacciate o di muovervi sott’acqua e così
via.
La disposizione dei tasti non è di certo intuitiva,
attribuendo i frontali alle mutazioni ed i dorsali alle
azioni. La continua necessità di passare da una
forma all’altra non è di certo agevolata
da questa scelta, la possibilità di assegnare un,
massimo di tre trasformazioni obbliga il giocatore ad
accedere continuamente alla schermata delle opzioni rallentando
lo scorrere dell’azione.
L’area, che congiunge i quattro grandi livelli,
è una zona di guerra, dove elfi e troll sono continuamente
in battaglia, e dove potrete fronteggiare centinaia di
nemici contemporaneamente. Il primo impatto con questo
luogo di congiunzione è incredibile, suo malgrado
le possibilità ludiche del conflitto su vasta scala,
non sono state approfondite, trasformando il potenziale
ricreativo di quest’area in mera zona di transito.
Giocare a Kameo da l’idea di trovarsi di fronte
ad un titolo d’altri tempi con una cosmesi attuale,
ci si trova a portarlo a termine perché è
divertente, ma ci si rende conto che si sarebbe potuto
fare a meno di questo gioco senza sentirsi privati di
nulla. |