Quando usci' La Tigre e il Dragone,
tre anni fa, fu sbandierato ai quattro venti
che il responsabile dei combattimenti era
lo stesso che aveva lavorato per Matrix.
In realtà delle differenze tra i due
film, ci sono e sono pure grosse.
La Tigre e il Dragone non è un film
action\spaccatutto, ma piu' poetico e d'atmosfera.
Proprio per questo, le scene di lotta (con
gli ormai abusati cavi) erano virate piu'
al balletto che alla spettacolarità,
pur essendo elargite in dosi massicce lungo
tutta la pellicola, in realtà erano
funzionali alla magia e rarefazione che il
film voleva restituire. Fu un successone,
forse un tantino sopravvalutato.
Ubisoft e Genk hanno
tentato la trasposizione del film per Playstatio2.
Si comincia vestendo i panni di Jen, rivivendo
le avventure di narrate nel film, partendo
dalla fuga dopo il furto della spada "Destino
Verde", fino all'epico scontro finale
con il maestro Mu Bai.
Si potrà cambiare personaggio successivamente,
impersonando Shu Lien e lo stesso Maestro.
Nonostante il gioco rimanga fedele al film
sotto molti aspetti, la scelta Ubisoft è
chiara, fare del titolo un picchiaduro.
Che lo sia lo testimonia lo sforzo profuso
nella resa dei combattimenti piu' che in quella
di atmosfera.
Abbiamo infatti a disposizione la possibilità
di compiere notevoli evoluzioni e attacchi
durante gli scontri, con la spada e a mani
nude, con molte combo interessanti e divertenti.
Il personaggio ne puo' addirittura collezionare
di nuove lungo l'avventura, grazie al superamento
dei livelli e all'abbattimento degli avversari
i quali possono anche regalare spade e oggetti
utili al proseguo del gioco.
Possiamo scattare e correre sui muri, saltare
da un muro all'altro per raggiungere i tetti
o impalcature altrimenti inaccessibili, planare,
combinanado il tutto con i nostri assalti.
Una volta stordito l'avversario lo si puo'
afferrare per piazzare la combo finale senza
rischi.
La caratteristica principale comunque sono
le parate ai colpi avversari, che si traducono
anch'esse sottoforma di eleganti evoluzioni
o vere e proprie difese, anche qui diverse
a seconda che si stia menando le mani o brandendo
la spada, e passibili di miglioramenti e affinamenti.
Si prova la stessa soddisfazione sia a colpire
che a difendere, soprattutto negli scontro
uno a uno, i piu' impegnativi e divertenti,
dove non perdere energia vita è essenziale.
Piu' spesso invece gli avversari sono temibili
solo quando si presentano in massa, altrimenti
basta qualche combo ben assestata per sbarazzarsene.
Tutto bene allora? Mica tanto.
Nell'introduzione abbiamo accennato alla magicità
che avvolgeva il film, ebbene molta poca ne
infonde la trasposizione in PS2.
Le ambientazioni sono piuttosto scialbe e
convenzionali, senza troppa qualità
nelle texture, siamo quasi sempre avvolti
da toni virati al grigio rendendo poco attraente
la pur necessaria esplorazione degli scenari.
La parte platform, che poteva costituire il
salto di qualità di tutta la vicenda,
è ridottissimo, ripetitivo quasi fastidioso.
La sola colonna sonora non riesce da sola
a sostenere l'atmosfera.
I cambi di livello non migliorano la situazione
incapaci di accendere la curiosità,
ripetendo spesso lo stesso schema, se non
addirittura lo stesso scenario. Esistono bonus,
filmati e anche finali alternativi accessibili
dopo la conquista di particolari oggetti e
alcuni eventi ma insufficienti a sopperire
alle mancanze di cui sopra.
Quindi poco si è speso per immergere
il giocatore nella poesia che provo' lo spettatore,
ma molto nella replica dell'arte marziale
e a questo probabilmente è dovuta la
scelta di rendere personalizzabile le telecamere
tramite stick.
Frequente pero' e' la sensazione di non poter
avere pieno controllo della stessa e dello
spazio incorrendo in attacchi a sorpresa senza
poter prevenirli, o perdendo l'orientamento
negli ambienti.
Impossibile comunque occuparsi anche della
visuale durante il combattimento e spesso
le scelte di default non sono proprio le migliori,
anzi.
Ultimo appunto, il sistema di salvataggio
costringe al superamento di almeno cinque
livelli, pena rigiocare il tutto, visto che
l'esperienza non è particolarmente
eccitante visivamente, una volta superata
sarebbe stato bello potersela dimenticare,
almeno per amor del cambiamento, invece nulla.
Visto che si parte in tromba senza poter accedere
a sessioni di training per poter acquisire
tutte le mosse possibili, una salvata frequente
sarebbe stata gradita.
La sensazione è
quella di un'occasione mancata, soprattutto
per la latitanza di idee e fantasia, prima
che per i difetti tecnici, visibili certo,
ma che se anche fossero risolti non compenserebbero
alla poca magia che un titolo del genere meriterebbe.