La storia è nota, è l'Iliade, il poema omerico che tutti abbiamo studiato a scuola e che personalmente prediligo.
La vicenda prende le mosse da una classicissima questione di corna: la bellissima Elena tradisce il marito Menelao e fugge a Troia con l'amante Paride, fratello del grande guerriero Ettore e figlio di re Priamo. Menelao, ferito nell'onore, chiede l'aiuto del crudele fratello Agamennone, re dei Greci, il quale raduna una colossale flotta e salpa alla conquista di Troia in Asia Minore, uno dei pochi territori ancora non assoggettati al suo delirio di onnipotenza.
L'immenso esercito, di cui fanno parte Ulisse re di Itaca e il semidio Achille re dei Mirmidoni, si infrangerà contro la resistenza dei Troiani, che grazie alle invalicabili mura della loro città e alla guida coraggiosa di Ettore protrarranno la guerra per dieci anni finchè il noto stratagemma del cavallo ideato da Ulisse permetterà l'invasione e la distruzione della città.
I puristi e i filologi dell'Iliade hanno gridato allo scandalo per lo scarsissimo rispetto del testo originale e per la banalizzazione di alcuni personaggi ed eventi.
Tra le mille cose Patroclo è il cugino di Achille e non il suo "amichetto", Achille fa parte della spedizione di incursori nascosti nel ventre del cavallo di legno e inoltre trova la morte all'interno di Troia, Agamennone muore per mano di Briseide e non della moglie Clitemnestra al suo rientro in patria, non v'è traccia degli dei e non si percepisce la logorante durata del conflitto. Tutto verissimo, e scommetto che se il film fosse stato affidato alle geniali mani di, per esempio, un Peter Jackson, ora saremmo qui a scrivere di un capolavoro e non di un gran film a metà.
Lo sceneggiatore David Benioff ha fatto un buonissimo lavoro "umanizzando" lo script, incentrando cioè il tutto sulle pulsioni umane (amore, desiderio, gloria, avidità, morte) e relegando le divinità (centrali nella cultura greca) a mere suggestioni... Zeus, Atena e Apollo sono solo nomi e mai corpi, scelta obbligata se si vuole spingere il progetto verso lidi epico-guerreschi a scapito di un'epica più propriamente "fantasy".
Qui è l'uomo che agisce e fa agire, e forse sta in questo il massimo tradimento del poema omerico, ma è chiaro che la scelta di Benioff è stata per il minore dei mali: sapendo di rivolgersi ad un pubblico di un certo tipo e presumendo quale sarebbe stato il materiale attoriale a disposizione, ha rivisitato la storia a partire dal suo nocciolo, ha rivisitato il tutto in chiave moderna ed ha dato al tutto una sua insospettata e fascinosa coerenza.
Ragionando per assurdo che credibilità avrebbe avuto come imbattibile guerriero Achille-Brad Pitt se nella sequenza d'apertura si fosse svegliato tra le braccia di Patroclo e non di due sventole mozzafiato? Ricordiamoci che un poema e un film sono forme d'arte diversissime e che qualche millennio di distanza non è da sottovalutare.
Achille-Brad Pitt è perfetto, freddo e glaciale e dalla fisicità prorompente che contrasta con quella faccia da bambolotto. Ma meglio di lui fa Ettore-Eric Bana, guerriero giusto e implacabile nella difesa dei suoi valori.
Non per nulla la sequenza più bella del film è il duello tra Achille ed Ettore sotto le mura di Troia, coreografato stupendamente e di grande realismo, da cineteca poi per il montaggio con la musica ad alto tasso percussivo.
Diane Kruger-Elena è bellissima come vuole il suo ruolo, Peter O'Toole è un Priamo toccante soprattutto nella scena in cui reclama ad Achille il corpo straziato del figlio (la sua prova è rovinata da un orribile doppiaggio!), Brian Cox-Agamennone è crudele fino alla fine, Brendan Gleeson-Menelao perfetto, Sean Bean-Ulisse affascinante e diplomatico, Orlando Bloom-Paride è...penoso! Il buon Orlando rovina la media recitativa con una prova sempre fuori parte e regalandoci un Pride più idiota che imbelle.
Stratosferiche le scenografie di Nigel Phelps, che ha ingigantito le proporzioni di statue e edifici (nella realtà le case dell'epoca erano molto basse) per rendere il tutto più spettacolare e imponente. Egli ha fatto un gran lavoro originando un incredibile mix delle culture architettoniche micenea ed egizia, sposando il decorativismo dell'una alla grandiosità dell'altra.
Le coreografie delle battaglie campali sono realistiche al massimo e le 1500 comparse si muovono compatte grazie ad un addestramento paramilitare subito sul set e ad un innovatino software (Endorphin) in grado di creare stuntmen virtuali ognuno diverso dagli altri nelle movenze.
Le riprese "col filo" sono mozzafiato anche se il tutto deve più di qualcosa a "Il signore degli anelli" (tra l'altro nel cast sono presenti sia Legolas che Boromir!)
Gli extra sono "Nel bel mezzo della battaglia", "Troy: gli effetti speciali" e "Dalla storia al film", tutti backstage con interviste a Benioff, Petersen e tanti altri.
"Le divinità greche:esplorazione in 3D" è una visita virtuale nel tempio di Apollo. Completa i contenuti speciali il trailer di "Catwoman" che non basta a dare la sufficienza ad un sezione troppo povera in relazione allo sforzo produttico attuato.
Per concludere il prodotto ha una sua dignità e un grande impatto visivo ed emozionale; sicuramente è lontano dalla ricchezza e dalla bellezza del poema da cui è liberamente tratto, ma chi ci si può avvicinare?
E' solo la voce di un contemporaneo aedo, che canta la stessa storia in maniera più sgraziata rispetto agli antichi cantori, ma con una bellezza e poeticità sue proprie.
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