Ennesima trasposizione su console di un
franchise nato su pc; questa volta la vittima
è un classico di Tom Clancy: l’illustre
Rainbow Six.
Già convertito per Playstation2 con
risultati discreti e per XBox con una qualità
decisamente più alta rispetto a tutte
le altre versioni, questa volta tocca al
“cubetto” della grande
N.
Una volta inserito il disco nella console,
il gioco parte con un rocambolesco filmato
di dubbia qualità tecnica, dove tra
bullet-time e scene spettacolari in stile
film hollywoodiano, ci si aspetta un gioco
d’azione e non il porting di uno strategico
come l’originale.
In ogni caso non si giudica mai dall’abito
poiché è la GRAFICA
in gioco a contare volendo essere precisi,
ma qui il discorso è alquanto strano:
i modelli poligonali della squadra, degli
ostaggi e dei terroristi sono davvero bruttini;
i fondali vanno dal carino, al piatto e
scarsamente definito al soddisfacente.
Gli effetti speciali e molti altri dettagli
marginali risultano invece curatissimi al
contrario del resto della produzione.
Tanto per fare qualche esempio degli effetti
visivi macinati dal cubo, possiamo citare
le fonti di luce, che godono di un gustoso
effetto di solarizzazione, oppure che tutti
i modelli riportano sul fondale ombre molto
dettagliate (non ai livelli di Splinter
Cell, ma degne di nota),ed anche il visore
termico e notturno sono riprodotti in modo
molto valido.
Ci troviamo quindi, di fronte ad un motore
grafico in grado di fornire buone rifiniture,
ma poca sostanza a livello di definizione
delle texture e quantità lorda di
poligoni sul televisore.
L’AUDIO al contrario del comparto
video risulta ben più curato, grazie
anche al supporto del mai troppo lodato
audio posizionale ProLogic II, che ci permette
di individuare con l’udito in modo
distinto tutto quello che ci circonda (a
patto di avere un impianto che supporta
le 5 casse ovviamente).
Le musiche sono sempre nello stile dei vari
capitoli della saga e molto simili a quelle
sentite in altri giochi della Red Storm
(come ad esempio Ghost Recon), quindi molto
buone; anche il doppiaggio è recitato
in maniera adeguata, se solo le frasi che
escono dalle bocche dei nostri compagni
di squadra non fossero al limite dell’intollerabile
(“dai Ding, ammazza qualche terrorista!”…no
comment…).
Il design dei livelli in cui andate ad affrontare
le varie minacce terroristiche, presenta
distinzioni
a livello di fondale e itinerario da intraprendere
per raggiungere gli obbiettivi, ma il giocatore
risulta vincolato a binari invisibili che
limitano il potere decisionale di chi impugna
il joypad. Anche la divertente possibilità
di comandare la squadra in maniera veloce
ed intuitiva, fornisce ben pochi benefici
alla varietà dell’azione.
Neppure l’ordine “a zulu”(i
soldati guidati dall’IA eseguono i
comandi che gli avrete impartito solo dopo
aver premuto il tasto dorsale Z cioè
“zulu”) viene sfruttata adeguatamente,
perché solo in pochi punti, questa
peculiarità vi permette l’irruzione
contemporanea da due punti o altre azioni
veramente degne di nota. Se questo elemento
fosse stato adeguatamente sviluppato ne
avrebbe giovato non poco la GIOCABILITA’.
A rendere difficili le azioni coordinate,
capita spesso che i vostri compagni non
di rado si pongano sulla vostra linea di
tiro, mettendo a dura prova i vostri riflessi
e la vostra pazienza (e più volte
vi ritroverete con questa frase da recitare
a denti stretti: “se lo rifà,
lo ammazzo quell’ idiota! Lo giuro!”).
I comportamenti dei vari terroristi sono
facilmente prevedibili e la loro possibilità
di danneggiarvi seriamente, risulta fortemente
vincolati alla loro ubicazione favorevole
od all’elemento sorpresa quando li
incontrate per la prima volta in una missione.
I Gadget come i visori termico e notturno
sono di scarsa utilità, perché
non è possibile interagire col fondale
per spegnere o distruggere in alcun modo
le fonti di luce, quindi non sperate di
agire come lo “Zio” Sam
Fisher che stacca la corrente, lascia tutti
nell’oscurita e come un angelo della
morte abbatte ogni terrorista senza che
questi possa emettere un solo fiato.
Solo il visore termico può essere
sfruttato sapientemente in concomitanza
con le granate fumogene, ma non ho trovato
ulteriori validi motivi per sfruttare tali
strumenti, che purtroppo non incentivano
l’adozione di strategie particolari,
se non la classica irrompi e ripulisci.
Il gioco richiede un discreto numero di
ore prima di essere portato a termine e
la modalità multigiocatore cooperativa
mediante split screen avrebbe potuto giovare
in modo evidente alla LONGEVITA’
del titolo, se solo non fosse stata afflitta
da pesanti rallentamenti che in alcuni momenti
ne intaccano addirittura la fruibilità.
Da citare il discreto tutorial di addestramento
che vi introduce a tutte le possibili manovre
effettuabili e la presenza di un buon numero
di contenuti speciali.
CONCLUSIONE: Rainbow Six 3 raggiunge
con fatica la sufficienza per merito delle
missioni avanzate che risultano lievemente
più difficili e tattiche delle prime,
le quali sono caratterizzate da una scarsa
dose di elementi divertenti.
Peccato per le potenzialità inespresse
della meccanica di gioco tattica, che sarebbe
stata la carta vincente se coadiuvata da
mappe meno lineari, una grafica degna della
Ubisoft e un IA meno semplicistica; sarà
per Rainbow Six 4.
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