La confezione bianco candido, una copertina
che nella sua spartana semplicità
decanta la passione per l’auto. Una
scritta, una ruota, un motore. Gran Turismo
4: The real driving simulator, non è
un gioco, è una poesia dedicata all’automobile,
un catalogo di storia delle quattro ruote,
è passione per l’alta velocità.
Accedere per la prima volta al menù
di questa produzione è come affacciarsi
su un mondo creato appositamente per gli
appassionati delle discipline motoristiche.
Kazunori Yamauchi prima di essere un game
designer con i controfiocchi è un
patito di auto, quindi il suo obbiettivo
principale è stato sin dalla prima
apparizione della serie nel 1997 su PlayStation,
quello di creare un gioco per persone che
condividono la sua stessa passione.
Dall’ultimo capitolo sono trascorsi
quattro lunghi anni, spezzati solo dal prematuro
e provvisorio prologo pubblicato qualche
tempo fa per ingannare l’attesa di
migliaia di giocatori che attendevano speranzosi.
Ma ora che abbiamo la versione definitiva
tra le mani cerchiamo di snocciolare punto
per punto dove Poliphony Digital ha maggiormente
schiacciato l’acceleratore.
Sicuramente la grafica colpisce con
forza la retina, lasciando lo sguardo fisso
sullo schermo e la mascella a pochi centimetri
dal pavimento.
Come previsto (tenuto conto dei tempi di
realizzazione), la modellazione di vetture
e circuiti è superba; nessun particolare
è stato ignorato, persino le scritte
sull’asfalto del Nurburgring sono
state riprodotte.
Le 700 (SETTECENTO!!!) macchine che compongono
il parco auto da cui scegliere coprono un
arco temporale che va dalle prime auto storiche
come la Ford T o la Benz fino ai modelli
concept di quest’anno.
Come dicevo poche righe più su le
macchine risultano perfette, e finalmente
i modelli cabrio possono circolare con la
cappotta abbassata mostrando un pilota finemente
realizzato che si muove in maniera realistica
alla guida, ondeggiando la testa in curva
e azionando la leva del cambio quando voi
lavorate sulle marce. Il fattore umano è
finalmente presente anche ai box dove la
sosta sarà sottesa da un veloce lavoro
dei meccanici che operano sul vostro mezzo.
La maniacale attenzione per i dettagli,
che contraddistingue questa serie, in GT4
raggiunge nuovi standard. Un esempio fra
tutti e il simbolo della BMW sulle frecce
della Z4, ma si potrebbero scrivere pagine
e pagine di dettagli come minigonne, spoiler,
alettoni (che finalmente sono customizzabili
come i cerchioni). Il lavoro svolto per
la realizzazione di ogni mezzo ha richiesto
un non indifferente consumo di risorse umane
e di tempo (si parla di un mese per macchina
con diversi membri del team all’opera).
Dall’analisi grafica passiamo quindi
a quella del sonoro, che dimostra
di non essere da meno.
Abbassate pure completamente il volume della
musica e lasciate cantare i motori.
Secondo i miei canoni ed i miei gusti, la
scelta dei brani è decisamente meno
appropriata rispetto al prequel, va considerato
comunque che il numero dei pezzi proposti
è consono alle dimensioni della produzione,
infatti la lista è decisamente ampia
e comprende nomi del calibro dei “Queen
of the stone age”, ma non è
riuscita a soddisfare le mie orecchie abituate
a ben altre sonorità.
In compenso la cura riposta nella riproduzione
del brontolio degli scarichi e del rombo
del motore non ha eguali.
Ho provato a far scorrere le varie auto
durante i replay ponendo la telecamera sul
fronte e sul retro di ogni vettura e ciascuna
di queste aveva un rumore nettamente differente.
Persino le elaborazioni sono in grado di
variare la tonalità di marmitte,
pistoni e turbine.
Una vera festa per i padiglioni auricolari,
abituati dalla squadra di Kazunori Yahmauchi,
a questo tipo di trattamento regale.
Ma il vero piatto forte servito dallo cheff
del team SCEE è come al solito la
giocabilità proveniente da
un altro pianeta.
GT4 stabilisce un nuovo record personale:
le settecento macchine a vostra disposizione
sono riproduzioni fedeli non solo nella
loro veste estetica, ma anche all’atto
pratico della guida. Come in Gran Turismo
3 A-spec ogni vettura ha delle caratteristiche
uniche, che ne evidenziano pregi e difetti;
la marcata sensazione del peso, della trazione
e della posizione del motore, erano elementi
che hanno reso lo scorso capitolo “Il”
simulatore di guida, ma questa volta le
cose sono ulteriormente migliorate, la fisica
è stata perfezionata; non resa più
reale, ma ancora più verosimile,
incrementando la giocabilità, ed
al contempo la sensazione di fedeltà
al feeling di guida.
Ogni auto ha un carattere personale, ma
ora sembra che anche i tracciati siano stati
ritoccati (e non parlo solo della stupenda
grafica), fornendo un grip alle ruote che
si modifica in base alla superficie su cui
si corre.
I piloti gestiti dall’IA sono ulteriormente
progrediti, fornendo al giocatore un livello
di sfida più adeguato, i codoni di
macchine in fila sono diminuiti, e la competitività
tra i piloti virtuali è stata aumentata.
La gestione così accurata dei corridori
virtuali ha permesso l’introduzione
del sistema B-spec. In pratica nel momento
in cui scegliete la competizione alla quale
partecipare, al posto di scendere in pista,
potrete mandare alla guida il vostro Schumachergotchi;
un pilota gestito da routine artificiali
che seguirà le vostre indicazioni
dal muretto (niente di trascendentale: l’andamento
di marcia, se sorpassare, e se rientrare
ai box), e che pian piano migliorerà
le proprie prestazioni incrementando la
propria esperienza sui vari tracciati e
con le varie auto.
Questa nuova opportunità di gioco
è decisamente apprezzabile, specie
nelle gare più lunghe, dove potrete
darvi il cambio durante le soste per il
rifornimento(!!!) ed il cambio gomme.
Con tutta la carne al fuoco che c’è,
era prevedibile un ampliamento dell’offerta
da parte della cartina di gioco, che ora
infatti presenta una quantità di
possibili competizioni, talmente ampia da
renderne difficoltoso il conteggio.
La meccanica delle patenti è sempre
la solita, con gli attestati che fungono
da sistema di bloccaggio per le gare più
avanzate, ma anche da vera e propria scuola
di guida sportiva, dove si imparano i trucchi
migliori per affrontare le varianti più
aspre dei vari percorsi senza finire fuori
strada.
Il numero di eventi, come dicevo poco fa,
è spropositato. Si và dalla
sezione principianti, a quella esperto (da
sbloccare in progressione), all’interno
dei quali ci sono i vari campionati divisi
a loro volta per sottocategorie legati a
regolamenti, che prevedono caratteristiche
ben definite di macchine, modelli, potenza,
dimensioni o anno. Oltre a questi grupponi
di gare ve ne sono altri più settoriali,
ma non meno zeppi di sfide; parlo di quelli
divisi per costruttore, per appartenenza
di mercato (Giapponese, Europeo ed Americano)
e poi i vari eventi organizzati dalle stesse
case automobilistiche. Insomma non si finisce
mai di guidare, ma è proprio questo
il bello di GT.
Questa recensione però non vuole
essere solo un elogio ai meriti tecnici
di questo gioco, ma anche una critica ai
difetti che persistono oramai da troppo
tempo in una serie che è considerata
sinonimo del piacere di guida simulato.
La stagnante formula della modalità
Gran Turismo mostra il fianco all’assenza
di una vera e propria carriera da pilota,
magari una formula simile a quella dei giochi
di calcio, con le stagioni che si susseguono,
ma probabilmente ci saremo trovati tra le
mani una specie di Toca 2 con il sacrificio
di chissà quali aspetti. E’
ben nota anche la solita assenza dei danni,
non che oramai ci interessi più di
tanto, ma fa bene ricordarlo ogni volta;
in compenso è stato aggiunto un effetto
blur durante gli scontri con altre auto
o con il fondale che denota un piccolo progresso
nella rappresentazione degli incidenti (diciamo
pure che rende bene l’effetto).
Altri difetti in grado di macchiare questo
gioiellino non sono così evidenti,
o probabilmente non li ho notati.
In definitiva GT4 è una specie di
mega catalogo dell’automobile moderna
e passata, con la solita forte attenzione
per i dettagli che ogni appassionato delle
quattro ruote vuole trovare in un gioco
del genere, anzi, in questo gioco, perchè
è Gran Turismo ad aver segnato la
via per realizzare “LA”
simulazione ideale, dove divertimento e
realismo non sono agli antipodi.
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