“Un uomo quando và in guerra
ha due famiglie: quella che lo aspetta a
casa al suo ritorno e quella con cui spera
di tornare vivo.”
Un improvviso risveglio con la voce di qualcuno
che tuona:“Giù la testa Baker!”
seguito da fischi di proiettili da ogni
dove che, ricorda al protagonista di trovarsi
in trincea, asserragliato con i suoi soldati
a difendersi dall’orda nazista che
li tiene sotto assedio. Una breve scaramuccia
poi il buio... e la storia inizia.
Il racconto parte, come un flashback, una
settimana prima dell’evento appena
menzionato, quando durante il fatidico D-day,
un lancio non proprio perfetto vi separa
dalla compagnia e vi catapulta giù
all’inferno. Una piccola squadra di
soldati per una piccola storia che non ha
cambiato l’esito della guerra, ma
la vita di pochi uomini. Niente cose in
grande, solo la speranza di uscire dall’orrore
con qualche graffio sul cuore che mai si
rimarginerà.
Prima c’è stata Electronic
Arts con la serie Medal of Honor, poi è
arrivata Activision con il pluri blasonato
Call of Duty, ed ora è giunto il
momento di Ubisoft con Brothers in arms.
Ciascuno di questi giochi ha avuto il merito
di inventare qualcosa di nuovo per calare
il giocatore nella parte del soldato alle
prese con il Secondo Conflitto. Il primo
della lista possiamo definirlo il capostipite
del gruppo a cui tutti devono i propri natali;
il titolo Infinity Ward poggia le sue solide
fondamenta sulla presenza di innumerevoli
soldati da ambo le parti a contendersi la
vittoria sul campo, ponendo il giocatore
come semplice pedina nel cuore della battaglia
e non più eroe solitario in grado
di cambiare le sorti della guerra. Gearbox
ha cercato di distinguersi, introducendo
un elemento nuovo in questa catena di miglioramenti:
si tratta del rapporto con i soldati della
propria squadra. Non più semplici
robottini armati di fucile ed istinto di
sopravvivenza minimo, ma veri e propri compagni
d’armi con un nome, una faccia, una
personalità e dei ricordi o caratteristiche
uniche che vi permetteranno di identificarli.
La trama è il cuore di questo gioco,
ma la strategia ne è l’anima.
Un pò come avviene nel recente Republic
Commando della Lucas, vi toccherà
il compito di gestire i vostri uomini attraverso
le linee nemiche.
Il sistema di controllo classico degli FPS
viene coadiuvato da un’intuitiva gestione
delle unità sul campo ai vostri ordini.
Premendo il tasto destro del mouse, appare
un puntatore speciale, che serve per l’appunto
a guidare le azioni delle squadre sotto
il vostro controllo. Per fare un esempio
potrete mettere un gruppo a fare fuoco di
sbarramento su dei crucchi e farvi seguire
dal resto della compagnia per aggirare e
cogliere sul fianco il suddetto nemico.
Per semplificare le operazioni di gestione
tattica, in qualsiasi momento potrete richiamare
una specie di mappa (una visione sopraelevata
da 3/4 ) che vi indicherà la posizione
di tutti gli uomini visibili, alleati e
non.
Questa peculiarità del controllo
sul resto del plotone vi caricherà
della responsabilità che un soldato
di un videogioco digerisce a fatica. Qui
chi viene colpito non resta in vita, ma
cade, e vi resta sulla “coscienza”,
un fattore a cui altri titoli bellici non
ci hanno abituato.
La difficoltà del gioco non è
neppure tanto bassa, e raggiungere alcuni
obbiettivi alle volte è molto difficile,
soprattutto quando siete sotto il fuoco
rovente di una mitragliatrice e gli altri
sono fermi a cercare di darvi copertura.
Proprio in quei momenti BIA dà il
meglio di sé, perchè sarete
costretti a prendere delle decisioni tattiche
per avere il sopravvento su situazioni schiaccianti.
La durata del gioco si aggira comunque sulle
venti ore, con tutte le varianti del caso
dovute alla difficoltà selezionata,
ma non è facile mollare l’avventura
a metà perchè si è
bloccati in un punto. I game designer infatti
hanno dato la possibilità di ripristinare
la salute di tutta la squadra nell’eventualità
in cui si venisse atterrati tre volte di
seguito nella stessa zona. Comunque, nel
caso di una morte prematura, una lacrimuccia
solcherà le vostre guance, ma non
per il dispiacere dell’evento, quanto
per l’asfissiante durata dei tempi
di ricarica dell’ultimo checkpoint!
Le azioni di gioco sono descritte da un
motore grafico che fa a pieno il suo dovere.
La ricostruzione dei paesaggi Francesi sono
curate splendidamente (per dimostrarne la
fedeltà è stata inserita una
sezione di extra con raffronti tra foto
reali ed immagini del gioco). I soldati
degli eserciti che si fronteggiano sono
costruiti da modelli poligonali texaturmappati
in modo eccellente, e le animazioni che
ne sottendono i movimenti di questi non
sono da meno.
Ciò che però rende l’immagine
solare ed in netta contrapposizione con
gli eventi in corso è l’high
dynamic range, quell’effetto di solarizzazione
che rende più luminosa ed ariosa
l’immagine. E’ strano, secondo
me, descrivere la morte illustrando luoghi
belli ed assolati. D’altro canto la
guerra è guerra, ed anche chiudendo
gli occhi il rumore delle mitragliatrici
e dei fucili che vomitano in continuazione
piombo su ogni fronte, rende raccapriccianti
e realistiche le grida dei soldati. Un attimo
prima state parlando con un commilitone
di Superman e di Batman ed un secondo dopo
i mortai irrompono nella tranquillità
della truppa. L’audio è sicuramente
uno degli elementi meglio realizzati in
questo titolo.
Cos’altro possiamo dire di questo
gioco che non sia già stato detto?
Che sia bello l’avete ormai capito,
comunque Brothers in Arms non è privo
di difetti, e sebbene le missioni si alternino
tra obiettivi originali ed altri che sanno
di piatti riscaldati, si sente molto il
peso del tema bellico fin troppo sfruttato.
L’appunto che posso muovere un pò
con sdegno, riguarda il già citato
problema dei caricamenti un pò troppo
lunghi, ma potrebbe essere il momento buono
per riposare un attimo il cervello o rielaborare
in mente una nuova tattica d’attacco.
La realizzazione tecnica è accurata
nella ricostruzione e sicuramente bella
da vedere e da sentire.
La presenza di bonus
da racimolare, portando a termine i vari
capitoli ai diversi livelli di difficoltà,
funge da attrattiva per intraprendere più
volte l’avventura e comandare il sergente
Baker, è intuitivo come in tutti
i vari FPS.
Ubisoft è quindi pronta
a sfidare i capisaldi del genere e BIA è
un’arma decisamente affilata, che
non mancherà di riscuotere il meritato
successo.
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